Il passare del tempo provoca un cedimento dei tessuti cutanei e sottocutanei del volto, la perdita di volume della regione zigomatica, la formazione di solchi, la perdita della definizione del contorno del viso.
Molti individui di ambo i sessi non accettano o accettano a fatica i segni d’invecchiamento del proprio volto. Ciò accade per 2 fondamentali motivi tra loro correlati:
- la percepita mancata corrispondenza tra l’aspetto fisico che denuncia gli anni e lo spirito, ancora giovane
- la conservazione di una personale propria immagine corporea mentale acquisita nel tempo
Tale disagio è generato e accentuato dai molti condizionamenti culturali tipici della nostra società “giovanilista” ed “efficientista”.
La chirurgia plastica estetica si dedica tradizionalmente con il lifting cervico-facciale (lifting della faccia e del collo) e con il lifting medio-facciale (lifting della parte centrale del volto) alla correzione dei segni di invecchiamento mediante il riposizionamento dei tessuti eccessivamente rilassati e cadenti, delle fasce muscolari e del grasso
Nel corso degli anni l’evoluzione della chirurgia ha reso disponibili numerose tecniche alternative. Tutte, anche quelle cosiddette “mini invasive” o “soft” implicano la produzione di incisioni davanti o attorno al padiglione auricolare, zona d’accesso obbligata per raggiungere i tessuti facciali e del collo da risollevare.
Se l‘intervento viene correttamente eseguito le cicatrici risultano scarsamente visibili solo da distanza ravvicinata ed i risultati, naturali, si mantengono per diversi anni. Come detto, l’invecchiamento facciale provoca la discesa dei naturali accumuli adiposi e un loro parziale riassorbimento con conseguente alterazione della linea mandibolare ( “guance da bulldog” ) e appiattimento delle regioni zigomatiche e sottozigomatiche.
La redistribuzione del grasso, eseguibile indipendentemente dal lifting chirurgico, è divenuta fondamentale complemento della chirurgia. Permette infatti di eliminare con la liposuzione (eseguibile anche mediante laser) il grasso ove in eccesso e di utilizzarlo mediante l’autolipotrapianto o lipofilling nelle zone in cui risulti eccessivamente scarso. In tal modo si ottiene una vera e propria ristrutturazione del volto che riacquista la pienezza dell’età giovanile. La naturalezza di un volto giovanile è infatti da attribuire non tanto e non solo allo stato di tensione dei tessuti, quanto al mantenimento del volume facciale.
L’intervento di lifting eseguito mediante la sola trazione delle cute , senza il trattamento degli elementi anatomici più profondi (grasso, fasce muscolari) determina risultati poco naturali (“faccia tirata” ), di breve durata e cicatrici di scadente qualità
Tecniche aggiuntive assai utili per perseguire i migliori risultati sono rappresentate da una breve incisione sottomentoniera che consente di correggere adeguatamente le “bande platysmatiche” (volgarmente il “collo di tacchino”).
Per coloro che non accettano di sottoporsi ad un intervento chirurgico, la medicina estetica e la medicina laser consentono di migliorare l’aspetto del volto migliorando la superficie della pelle con laser (skin reurfacing frazionato, skin resurfacing profondo), con la radiofrequenza endodermica o la radiofrequenza bipolare frazionata ad aghi correggendo le rughe e i solchi con filler sintetici (acido ialuronico, acido polilattico ecc.), rivitalizzando e stimolando i tessuti con derivati del sangue dello stesso paziente (Plasma Ricco di Piastrine – PRP) I miglioramenti ottenibili con tali tecniche possono di per sé soddisfare la richiesta di molte pazienti, ma non sono confrontabili con quelli ottenibili con la chirurgia.
Se dunque molte pazienti accettano la medicina estetica come unica procedura correttiva, per altre essa diviene complementare alla chirurgia.